15 maggio 2008

CASSAZIONE: SPIA LA MOGLIE CON UNA CIMICE IN TELEFONO, CONDANNATO


ROMA - I mariti, per gelosia, non possono mettere le 'cimici' nel telefono della casa coniugale per controllare le conversazioni della propria consorte della quale sospettano l'infedeltà. Lo sottolinea la Cassazione. Infatti la Suprema corte - sentenza 19368 della Quinta sezione penale - ha confermato la condanna (la cui entità non è riportata in sentenza) nei confronti di un libero professionista di Gela che, temendo di essere tradito dalla moglie, aveva installato un apparecchio per intercettare le conversazioni telefoniche della dolce metà. Senza successo Giuseppe A. (54 anni) ha provato a discolparsi, in Cassazione, sostenendo che la 'cimice' gli serviva non già per spiare la moglie ma per "individuare l'autore di molestie telefoniche indirizzate anche verso la figlia minorenne". Ma i giudici di Piazza Cavour non gli hanno creduto perché da una perizia era emerso che quell'apparecchio non poteva individuare alcuna utenza ma solo registrare le conversazioni. Era stata proprio la moglie del professionista, Vincenza S., a scoprire casualmente "l'aggeggio" nascosto nel telefono: la donna presentò denuncia "indicando la probabile ragione nella indagine che conduceva il geloso consorte sulle sue supposte amicizie extra-coniugali". Ora Giuseppe ha pagato caro il suo temperamento da 'Otello'. (Ansa)